
Uno studio rivela che l'uso di cannabis potrebbe giovare alle prestazioni cognitive negli adulti più anziani
Un nuovo studio del UK Biobank suggerisce che l'uso di cannabis potrebbe non danneggiare la funzione cognitiva negli adulti più anziani e potrebbe persino offrire benefici in alcune aree
Key Points
- 1L'uso di cannabis negli adulti più anziani potrebbe migliorare le prestazioni cognitive
- 2Lo studio ha analizzato i dati di oltre 500.000 partecipanti del UK Biobank
- 3Sono state trovate alcune incoerenze, in particolare con l'uso precoce di cannabis
- 4Ulteriori ricerche sono necessarie per chiarire gli effetti della cannabis sulla cognizione
- 5Lo studio evidenzia il potenziale ruolo terapeutico della cannabis nell'invecchiamento
Un recente studio pubblicato nella rivista Age and Ageing ha fatto luce sull'impatto dell'uso di cannabis sulle prestazioni cognitive negli adulti più anziani. La ricerca, che ha analizzato i dati del UK Biobank, ha scoperto che l'uso di cannabis non danneggia generalmente la funzione cognitiva negli adulti di età pari o superiore a 60 anni e potrebbe persino offrire alcuni benefici cognitivi. Questo studio è significativo poiché sfida la percezione comune che l'uso di cannabis sia dannoso per l'acuità mentale nelle popolazioni anziane
Lo studio del UK Biobank ha utilizzato un dataset completo che includeva oltre 500.000 individui di età pari o superiore a 40 anni provenienti da tutta la Gran Bretagna, raccolti tra il 2006 e il 2010. In particolare, lo studio si è concentrato sui partecipanti di età pari o superiore a 60 anni, conducendo sia analisi trasversali che longitudinali. Con 67.713 partecipanti nello studio trasversale e 52.002 nell'analisi longitudinale, l'età media dei partecipanti era di 67 anni. Questa analisi su larga scala fornisce un quadro robusto per comprendere la relazione tra l'uso di cannabis e la salute cognitiva negli adulti in età avanzata
I ricercatori hanno raccolto dati cognitivi dal 2014 al 2019 e dati sull'uso di cannabis tramite questionari auto-riportati durante il 2016–2017 e il 2022–2023. Le valutazioni cognitive includevano test per l'attenzione, la funzione esecutiva, la velocità di elaborazione, la memoria visiva e la memoria di lavoro. I partecipanti sono stati classificati in base alla loro storia di uso di cannabis, inclusi gli utenti a vita e i non utenti, con ulteriori distinzioni tra utenti attuali e ex utenti. L'uso regolare è stato definito come più di una volta al mese, offrendo una visione dettagliata dei modelli di utilizzo
I risultati hanno rivelato che l'uso passato di cannabis era associato a prestazioni cognitive migliorate in alcune aree, come l'attenzione e la memoria visiva. Interessante notare che l'insorgenza precoce, la durata e la frequenza dell'uso erano collegate a migliori risultati cognitivi in determinati ambiti, sebbene siano state notate alcune incoerenze. Ad esempio, iniziare a usare cannabis prima dei 17 anni era associato a una memoria di lavoro peggiore in età avanzata. I ricercatori hanno sottolineato la necessità di ulteriori studi per esplorare queste complesse relazioni e per informare le linee guida sull'uso di cannabis tra gli adulti più anziani
Sebbene lo studio contribuisca con preziose intuizioni, riconosce anche potenziali limitazioni, come il bias di richiamo e l'incapacità di differenziare tra uso di cannabis medico e ricreativo. L'assenza di dati su dosaggio, cannabinoidi specifici e metodi di somministrazione evidenzia ulteriormente la necessità di ricerche più sfumate. Questi risultati sono in linea con altri studi, come un trial clinico pubblicato nel Journal of Alzheimer’s Disease, che ha trovato che un estratto di cannabis a basso dosaggio potrebbe alleviare il declino cognitivo nei pazienti affetti da demenza
Le implicazioni più ampie di questa ricerca sottolineano il crescente interesse per la cannabis come agente terapeutico per il declino cognitivo legato all'età. Con l'aumento della popolazione di adulti più anziani, comprendere i potenziali benefici e rischi dell'uso di cannabis è cruciale per la politica sanitaria pubblica e per le decisioni individuali. Con ricerche e discussioni in corso, come quelle presentate nella serie di webinar Healer, la comunità scientifica continua a esplorare il ruolo dei cannabinoidi nella gestione dei sintomi dei disturbi cognitivi